I principi guida dell’ergonomia applicati al lavoro mentale

di Paola Cenni e Alice Narducci

La meccanizzazione dei grandi processi produttivi (prevalentemen­te industriali) ha comportato e comporta “uomini che fanno”, nel senso di subire inevitabilmente gli effetti della fatica fisica legata a sforzi muscolari statici e dinamici ripetuti e protratti nel tempo. Per contro, l’innovazione tecnologica ha sempre più bisogno di “uomini che controllano” per gestire l’interazione molto stretta con macchi­ ne, dispositivi e situazioni (display, quadri di comando, sale di con­ trollo ecc.) che trasmettono informazioni da elaborare a livello men­ tale prima di ogni gesto o azione da compiere.”

Tutto questo giustifica l’attività degli enti di normazione (ISO, CEN, UNI) impegnati da tempo a definire principi-guida per la progettazione di prodotti e processi che tengano conto dell’attività cognitiva dell’uomo, delle rappresentazioni mentali legate al suo contesto operativo, delle sue capacità relazionali e di comunicazione. Al riguardo la norma UNI EN ISO 10075, nelle sue tre articolazioni, tratta nello specifico la buona pratica ergonomica da applicare al carico di lavoro mentale.
A partire dalla norma di base che tratta dei principi ergonomici da applicare ai sistemi di lavoro nella loro generalità (ISO 6385 del 1981, poi sostituita dalla ISO 6385:2004), le problematiche trattate dalla UNI EN ISO 10075 si possono sintetizzare come segue: la prima parte del­ la norma ha lo scopo di promuovere un uso condiviso della terminolo­gia, con particolare riferimento alle definizioni di stress mentale, strain mentale e degli effetti che ne conseguono. In particolare, fatica mentale e stati assimilabili come monotonia, ridotta vigilanza e saturazione mentale. La seconda parte contiene indicazioni per evitare gli effetti nocivi del carico psicofisico attraver­so una corretta progettazione dei fattori tecni­ci e organizzativi sulla base delle risorse uma­ne disponibili. La sua corretta applicazione consentirebbe sia ai progettisti di sistemi e at­trezzature sia ai rappresentanti dei datori di la­voro e dei lavoratori di capire come deve es­sere pensato o ripensato un contesto operati­vo.

Quanto alla terza parte della norma, essa fornisce un elenco di criteri di misura dello stress da carico di lavoro mentale (vedi figura
1) e focalizza l’attenzione sulla correttezza metodologica delle procedure utilizzate.
Quanto alla terza parte della norma, il draft ISO 10075-3 (1995) forniva un elenco di criteri di mi­sura dello stress da carico di lavoro mentale” (vedi figura 1 documento allegato) mentre l’attuale versione preferisce focalizzare l’atten­zione sulla correttezza metodologica delle procedure utilizzate.

La UNI EN ISO 10075-3
I principi-guida contenuti nella UNI EN ISO 10075-3 sono destinati principalmente a ergonomi esperti che abbiano acquisito – attraver­so corsi formativi – non solo le competenze necessarie nell’utilizzo dei metodi e degli strumenti di valutazione più adeguati ma, soprat­tutto, la capacità di interpretare fedelmente i risultati ottenuti dalle valutazioni. Questo approccio lascia agli esperti la libertà di sce­gliere i criteri più appropriati ai differenti contesti operativi in un’ot­tica di “ergonomia situata”, così come raccomandano i più autore­ voli studiosi di benessere lavorativo. Allo stato attuale si può affer­mare che i termini e le definizioni contenuti nelle tre parti della UNI EN ISO 10075 sui principi-guida dell’ergonomia da applicare al cari­co mentale vanno ulteriormente integrati da altri che definiscono sia la qualità ergonomica e statistica dei metodi e degli strumenti utilizzati nelle valutazioni sia i livelli di precisione delle misure.
di Paola Cenni e Alice Narducci