PREMESSA

Poiché il Piano Nazionale Industria 4.0 ha previsto che, fra le tecnologie ammesse al beneficio dell’iperammortamento, figurino i “dispositivi per l’interazione uomo-macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica 4.0”, è più chiaro il legame fra ergonomia e “quarta rivoluzione industriale”, laddove il concetto di “innovazione” presuppone che il lavoro non vada pensato solo in termini di regolazione di procedure consolidate e spesso obsolete, ma anche in termini di mobilitazione dell’intelligenza per capire e accogliere il cambiamento, insito nel dinamismo dei più recenti apporti tecnologici e informatici. Dal punto di vista terminologico, la stessa normativa tecnica indica gli human factors come sinonimo di “ergonomia”, allo scopo di ribadire potenzialità importanti come: intelligenza strategica, risorse intellettuali, creatività e idee generate soprattutto dalla disciplina del design thinking, inteso come “concettualità progettuale” attenta ai bisogni dell’utenza di riferimento. Queste considerazioni introduttive richiedono un approfondimento sull’ergonomia cognitiva, chiamata in causa sia quando l’attenzione si volge al lavoro mentale e ai processi organizzativi, finalizzati a salute e sicurezza, sia quando occorre migliorare performance e produttività (P. Cenni, 2017).

ERGONOMIA COGNITIVA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Al di là degli aspetti fisici e strutturali che caratterizzano ogni contesto operativo, vanno considerate le ragioni che attribuiscono importanza all’interazione uomo-macchina, attraverso i vari dispositivi e le strumentazioni in uso. I processi cognitivi si attivano a fronte di queste mediazioni tecnologiche, a partire dagli input sensoriali presenti su display (visivi, uditivi o tattili). Da queste diverse modalità percettive si avvia la loro elaborazione, per cui l’uomo ricorre subito alla memoria di lavoro (a breve termine), per capire il contesto e attivare, poi, il recupero dati dalla memoria a lungo termine (intesa come banca depositaria di esperienze pregresse simili e contenuti di formazione già acquisiti). Successivamente, l’operatore valuta come agire e prende decisioni su comportamenti, azioni o gesti da compiere in sicurezza. Questo percorso racconta quanto sia necessario coinvolgere un ergonomo nella progettazione di interfacce, a partire da input chiari e amichevoli, in grado, cioè, di favorire compatibilità con l’assetto neuronale dell’uomo. Inoltre, rappresentazioni mentali coerenti e adeguate (anche dal punto di vista emotivo) possono prevenire, fra l’altro, il rischio di commettere errori durante il lavoro. Ciò detto, è inevitabile il richiamo alle ricerche di Norman, uno dei massimi esperti dell’ergonomia cognitiva (D.A. Norman, 1993, 1995), studioso statunitense (ingegnere e psicologo), che ipotizza una cognition esperienziale molto facilitata se le proprietà di una rappresentazione mentale sono simili a quelle della “cosa” realmente rappresentata. In tal senso, riafferma una sorta di isomorfismo fra struttura neuronale e input percepito, volto a semplificare la comprensione di sistemi, artefatti e compiti da svolgere, rendendo così l’uomo più intelligente. Fra i primi a suggerire la progettazione “transdisciplinare”, Norman può essere considerato ancora oggi l’ispiratore di aree di ricerca, moderne ed evolute, in cui le scienze naturali, integrate con le scienze psicosociali, possono adottare metodologie miste e utili alla progettazione di prodotti, processi e postazioni lavorative.

LA NORMATIVA TECNICA PER UNA TECNOLOGIA CENTRATA SULLA PERSONA

La cultura ergonomica si può definire antropocentrica anche nella misura in cui considera con attenzione lavoro mentale e procedure organizzative: presupposto indispensabile al benessere psicofisico e alla sicurezza, con buone ricadute sulla performance. Al riguardo, sono stati elaborati, nel corso degli anni, standard di riferimento con indicazioni puntuali che chiariscono e supportano l’applicazione della normativa cogente in materia. Ad esempio, UNI EN ISO 10075-2 è utile nella progettazione del sistema lavorativo perché focalizza l’attenzione su due variabili significative:
a) intensità del carico mentale, da modulare tenendo conto dei molteplici fattori in interazione fra loro;
b) adeguata organizzazione temporale del lavoro (durata e forme di esposizione).
Sugli aspetti organizzativi, in particolare, la recente norma UNI EN ISO 27500 propone alcuni principi che ne giustificano l’approccio centrato sull’uomo, espressi anche in altri standard e accettati come best practice, da applicare concretamente al tessuto aziendale (P. Cenni, 2018). Infine, sul tema dell’Innovation Management e dei metodi e strumenti suggeriti per sollecitare la creatività e generare idee finalizzate a progettazioni in logica Industria 4.0, i contenuti del numero monografico, pubblicato dalla Rivista UNI (U&C, 2017), forniscono un quadro coerente e contestualizzato di quanto sin qui acquisito a vari livelli normativi CEN e ISO, nonché di quanto è lecito attendersi nel prossimo futuro. Il bisogno di reagire a tale opportunità innovativa – piuttosto che affidarsi in modo acritico a pianificazioni statiche o tradizionali – è comunque già presente e percepito sia all’interno di filiere industriali complesse sia in laboratori di ricerca universitari.

L’INNOVAZIONE A LIVELLO DI INDUSTRIA 4.0 E L’USERCENTRED DESIGN

A livello aziendale e accademico, l’innovazione è stata avviata in un ordine “non lineare”, attraverso processi o sottoprocessi che includono, ad esempio, generazione di idee e ricerche di laboratorio finalizzate alla virtualizzazione di prodotti, processi o contesti, da esplorare grazie al digitale.
Fondamentali sono la centralità e il coinvolgimento dell’operatore, che consentono sia l’analisi dei suoi comportamenti sia la rilevazione di alcuni parametri fisiologici (indicatori di carico di lavoro fisico e mentale). L’obiettivo consiste nell’anticipare e risolvere possibili criticità, a livello di prodotti/processi finali. Tali modalità, nel determinare continue interazioni uomo-macchina-ambiente, consentono anche uno scambio continuo di feedback, finalizzati al rinnovamento/adeguamento reciproco, con ricadute positive su benessere, creatività, sicurezza e performance.
Le “parole d’ordine” della prototipazione sono qui elencate in sintesi.

• Simulazione in ambienti virtuali di specifiche condizioni operative.

Digitalizzazione e codificazione di dati rea- li, messi a confronto e combinati con nuove idee.

• Prevenzione di potenziali criticità in prodotti e processi, prima della loro realizzazione.

• Coinvolgimento di utenti/operatori sui qua- li rilevare comportamenti, gesti lavorativi e parametri fisiologici, indicatori di attivazione del sistema sensoriale e motorio (ad esempio, attraverso l’utilizzo di biosensori per frequenza cardiaca, tensione muscolare, risposte oculari, eye tracking, ecc.).

Quanto all’esigenza di rendere “usabile” un’interfaccia o un sistema, le teorie di base più citate richiamano l’importanza di ricorrere alla valutazione euristica proposta da J. Nielsen (1995), informatico danese che definì l’usabilità come “la misura della qualità dell’esperienza dell’utente in interazione con ‘qualcosa’, sia esso un sito web o un’applicazione software tradizionale o qualsiasi altro strumento con il quale l’utente può operare. Un prodotto è usabile quando è facile da apprendere, consente un’efficienza di utilizzo, è facile da ricordare, permette pochi errori di interazione e di bassa gravità, è piacevole da usare”.
Infine, viene auspicato l’ascolto dell’esperienza personale dell’utente (user experience), attraverso interviste o questionari, utili per rilevare le percezioni soggettive legate alla specificità del contesto operativo di riferimento, in un’ottica di “ergonomia situata”.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Nuove tecnologie e industria digitale, “Inno- vation Post” (2017), intervista di F. Canna a P. Cenni.
Norman D.A., (1993), Cognition in the head and in the world: Introduction to a debate onsituated action, “Cognitive Science” 17, 1-6. Norman D. A. (1995), Le cose che ci fanno intelligenti, Milano, Feltrinelli.

UNI EN ISO10075-2 (2002), Ergonomic principles related to mental workload – Part 2: Design principles.
Cenni P. (2018), L’approccio ergonomico all’organizzazione del lavoro, “U&C”, n. 1. Nielsen J., Mack R., (1995), Usability inspection methods, New York, Wiley.